Il Mulino e il Gigante | Recensione

Il Mulino e il Gigante | Recensione

Prima di addentrarci nel Querceto, luogo di fiaba e magia, protagonista di questo gioco intimista e delicato, ci tengo a ringraziare l’autore Matteo “Arco Deleggen” Sanfilippo per averci concesso una copia di Il Mulino e il Gigante, di cui oggi vi offriamo la recensione.

Potete trovare la versione digitale del gioco a 13 euro sul sito de La Terra dei Giochi.

Matteo non è nuovo al gioco di ruolo; suo è, tra i suoi altri progetti, L’Ultimo Bianco di cui trovate qui la nostra recensione. Quest’ultimo progetto, sbarcato sulla piattaforma Kickstarter, ha avuto un discreto successo. Possiamo così ammirare questo volumetto ben pensato anche dal punto di vista grafico adatto a serate quiete e riflessive.

Fin dalla copertina, l’impressione che se ne ha è quella di un gioco rivolto ad un pubblico giovane. I colori pastello e le illustrazioni fiabesche trasportano in un mondo di favola in cui si può guardare con stupore e occhi grandi quello che ci circonda.

Eppure un vecchio adagio dice che “non bisognerebbe giudicare il libro dalla copertina” e mai come in questo caso è un suggerimento da tenere presente. Capiamoci, non stiamo affatto parlando di un gioco dalle tematiche horror o thriller. Non posso però non sottolineare che i temi toccati potrebbero solleticare nervi scoperti di ciascuno di noi e portarci ad approfondire situazioni e ricordi sopiti e mai davvero emotivamente risolti.

L’Ambientazione de Il Mulino e Il Gigante

Abbiamo detto che si tratta di un gioco intimo ed intimista, ma di cosa parla esattamente il gioco di Matteo Sanfilippo?

Il Mulino e il Gigante racconta la storia di alcuni personaggi che si sono smarriti in un bosco fantastico. In una radura, all’interno del bosco circondata da querce, incontrano un mulino gigante che sta perdendo i propri ricordi e si sta addormentando. Intorno a lui è cresciuto un piccolissimo villaggio, abitato da topini che accudiscono la grande creatura. Saranno loro a avvertire i personaggi che l’unico modo di tornare alla realtà è quello di aiutare il Gigante a ritrovare i propri ricordi.

Il Gigante è lento, stanco, annoiato, malinconico e confuso, quasi come se fosse colpito da una malattia. La sua memoria è in pezzi e la sua vita è appesa ad un filo. Le grandi pale sono collegate al suo cuore e vengono azionate dai battiti cardiaci. Quando le pale smetteranno di girare, il suo cuore si fermerà e il Gigante si addormenterà per sempre.

Aggiungiamo che nella narrazione non potrà essere inserito in alcun modo il vento, elemento assente nel querceto. La storia del vento e la natura del legame che esso ha con il Gigante, fanno parte dei misteri da risolvere. Infatti, se il vento soffiasse, le pale si muoverebbero autonomamente, salvando il cuore del Gigante.

I personaggi quindi dovranno percorrere i sentieri del querceto in cerca di alcuni oggetti che simboleggiano i ricordi del Gigante. Aiutati dai Topini, che li accompagnano in questa ricerca, scopriranno come il compito di cui si sono fatti carico sia in qualche modo affine al loro passato e ai loro desideri.

Uomini e Topini

Il Mulino e Il Gigante, come vedremo in questa recensione, è un gioco di ruolo pensato per un minimo di 2 fino ad un massimo di 4 giocatori più il facilitatore che, in questo gioco, viene chiamato Eco del Vento.

Viaggiatori Sognatori, vengono costruiti attraverso sette semplici domande che hanno lo scopo di delinearne motivazioni e sogni, riepilogati nella scheda del personaggio.

I giocatori interpreteranno sia un Viaggiatore Sognatore che uno dei topolini che abitano il villaggio ai piedi del Gigante Mulino. Sulla scheda è quindi indicata anche la parte relativa al topolino interpretato dal giocatore e quello che lo accompagna.

A disposizione dei giocatori ci sono dieci Topini, ciascuno con le proprie caratteristiche e con le proprie abilità. A turno ogni giocatore sceglie il proprio Topino, indicandone il nome alla voce “con me”. Questo Topino verrà interpretato dal giocatore alla propria destra. Ogni giocatore scriverà poi il nome del Topino che interpreta alla voce “sono”.

I Maligni di Forra Ombrosa

L’obiettivo del gioco è quello di aiutare il Gigante a ritrovare i propri ricordi così da poter lasciare il Querceto; i Topini sono i migliori aiutanti possibili per questo scopo. I Maligni di Forra Ombrosa sono dunque gli avversari perfetti per un’avventura dal sapore fiabesco e personale.

Cosa siano davvero i Maligni e dove sia Forra Ombrosa è un mistero. Quello che si sa è che ogni giorno, dopo l’ora di pranzo, i Maligni escono dai loro covi nascosti. Il loro scopo è fare dispetti, causare incidenti e spaventare a morte chiunque si trovi sulla loro strada. Presi da soli sono codardi, ma quando si riuniscono in gruppo, possono farsi minacciosi e sono letali per i Topini. Perché tormentino il Gigante Mulino e rubino i suoi oggetti è un mistero che potrebbe essere risolto dai Viaggiatori Sognatori.

Il Sistema di Gioco

Il sistema di gioco di Il Mulino e Il Gigante è semplice e leggero, come vedremo in questa recensione. E’ costruito sulle esigenze legate ai temi che si propone di esplorare, e alle emozioni che vuole far provare. Grazie all’intervento dell’autorità narrativa, a specifici quesiti e scelte e a due dadi a sei facce, i personaggi possono esplorare il Querceto. Lo scopo è scoprire i suoi segreti e pericoli, dare forma a questo luogo magico e ritrovare i ricordi smarriti del Gigante.

Il sistema è pensato per esplorare, un po’ alla volta, il proprio personaggio, attraverso una scoperta graduale ed introspettiva delle sue motivazioni, dei suoi ricordi, delle sue paure e speranze.

Ad uso dei giocatori è presente una plancia di gioco che rappresenta la porzione del Querceto in cui si muovono i Viaggiatori Sognatori. La stessa porzione di gioco è messa a disposizione dell’Eco del Vento grazie ad una scheda compilabile. Il territorio è rappresentato da 25 caselle tonde in cui l’Eco del Vento disporrà, a proprio piacimento, gli avvenimenti. Dopo averlo fatto assegnerà a ciascuna casella una lettera di riferimento. Ogni porzione di un determinato avvenimento verrà rivelata solo quando un Viaggiatore Sognatore sceglierà di scoprire quella casella sulla plancia di gioco.

I Viaggiatori Sognatori, a turno, dichiareranno la casella che vogliono scoprire e tutti annoteranno cosa nasconde: se è vuota oppure se contiene un avvenimento.

La ricerca termina quando si trova un oggetto smarrito o quando si terminano i Punti Ricerca.

I Ruoli nel Gioco e l’Autorità in Partita

I ruoli dei giocatori si dividono in: l’Eco del Vento (un solo giocatore, che fungerà da facilitatore), i Viaggiatori Sognatori (da due a quattro giocatori, protagonisti della vicenda) e i Topini del Grano (coprotagonisti, interpretati, a turno, da tutti i giocatori eccetto il facilitatore).

In ogni scena il Viaggiatore Sognatore e il suo Topino saranno assieme. Entrambi i giocatori potranno dire la loro e interagire senza problemi. Fanno eccezione i casi in cui le regole specifichino di fare diversamente o quando, per colpa di avvenimenti infausti, il Viaggiatore Sognatore e il Topino vengano separati.

Bisogno precisare che ogni partecipante al gioco ha un ruolo definito e un “peso” all’interno della narrazione. Se infatti l’Eco del Vento descrive il Querceto e interpreta il Gigante e i Maligni, Viaggiatori Sognatori hanno l’incombenza di costruire il contesto. A loro il compito di dettagliare le scene con le descrizioni di quanto vedono, porsi domande e dare vita all’intero Querceto.

Un particolare che ho apprezzato molto, come sempre più mi capita di fare quando approccio un gioco, è la presenza di un sistema di sicurezza per poter mettere in pausa la narrazione. Esiste infatti la parola “pausa” quando la storia diventa troppo toccante e intima per qualcuno.

L’Estetica de Il Mulino e Il Gigante

Le bellissime illustrazioni di Matteo Gubellini e Beatrice Nicoletti Fonti punteggiano questo volumetto dai toni fiabeschi e delicati. A partire dalla copertina fino alle piccole decorazioni che contornano il testo scritto, è possibile immergersi nell’atmosfera del gioco lasciandosi trasportare dalla narrazione e dalla crescente vicinanza che si sviluppa, tra giocatori, al progredire della storia.

Man mano che si procede nella lettura ci si sente accompagnati, in un certo qual modo accuditi e coccolati, dalle figure illustrate. Le immagini non aggrediscono mai la vista turbandola, nemmeno quando si tratta dei dispettosi Maligni di Forra Ombrosa.

Conclusioni della Recensione de Il Mulino e Il Gigante

E’ davvero difficile riuscire a sintetizzare in una recensione quello che è Il Mulino e Il Gigante.

Posso certamente dire che si tratta di un gioco che offre una grande possibilità di approfondire i legami tra personaggi. Grande risalto viene dato ai loro sogni consentendo di immergersi in un’atmosfera fiabesca e magica, anche a livello personale. Come tale, può essere un’esperienza profonda e stimolante per chiunque abbia questa sensibilità.

Se vi è piaciuta questa recensione di Il Mulino e Il Gigante, continuate a seguirci per scoprire altri giochi!

L’Ultimo Bianco: Un’Ultima Emozione | Recensione

L’Ultimo Bianco: Un’Ultima Emozione | Recensione

Ringraziamo Matteo “Arco Deleggen” Sanfilippo per averci inviato una copia di L’Ultimo Bianco al fine di poter scrivere questa recensione. Si tratta di un gioco di ruolo masterless pubblicato da Panzer8 Games sotto la collana Essentials, che raccoglie “gdr in 1D4 pagine per persone con molta immaginazione”. L’Ultimo Bianco è disponibile in PDF su DrivethruRPG al prezzo di $2,42 sia in lingua italiana che in lingua inglese.

Il manuale del gioco è di 7 pagine, di cui una è la copertina, una di pubblicità di altri giochi, una di presentazione, due di regole e due di schede. Ma un gioco non va giudicato dal numero di pagine, non certamente L’Ultimo Bianco. Trattandosi però di un prodotto così esiguo, non avrà un paragrafo apposta per l’arte e il layout. Si tratta semplicemente di due caselle di testo e due schede ben impaginate poste su una base grafica che con linee di colore tra il bianco e il grigio, passando per l’azzurro, ricorda uno scenario artico.

Perché L’Ultimo Bianco?

Mi sto rendendo sempre di più conto che una delle domande principali che si dovrebbe fare a ogni autore, o che ci si dovrebbe porre come lettori di un manuale, è “perchè”? Ci sono ormai quasi più giochi che esperti di calcio in Italia (reali sì, presunti direi ancora no). Quindi è importante capire per quale motivo un autore ha deciso che andava creato un nuovo gioco. Perchè tale motivazione diventa la chiave per capirlo e per giocarlo al meglio.

Per L’Ultimo Bianco ci vengono in aiuto le parole dell’autore e trovo importante citarle testualmente:

Un giorno, mi imbatto in un’immagine che mi tocca tantissimo. Un maestoso orso bianco che fruga tra i rifiuti, magro, ferito, affamato. La neve che dovrebbe circondarlo non c’è. Al suo posto, dura roccia e chiazze d’erba bruciata. Si accorge di chi lo sta riprendendo e guarda verso l’obiettivo, con uno sguardo che trasmette tanta tristezza da riempirmi gli occhi di lacrime, che cadono per il Re dei Ghiacci. Un re che di regale non ha più nulla, la carcassa di ciò che era, una corona spezzata, persa in un ambiente che sta cambiando, che non offre riparo né cibo. Un regno che è sempre più dell’uomo e sempre meno di chi lo abitava quando l’aurora boreale era lontana dallo sguardo della civiltà.

Matteo Sanfilippo

Ecco, questa è l’anima del gioco. Questa è ciò che bisogna avere in testa per approcciarlo.

Che Cos’è L’Ultimo Bianco ?

A mio avviso L’Ultimo Bianco è un tributo all’orso polare nato dall’energia dell’emozione che l’autore ha provato nella scena sopra descritta. Senza emozione, giocandoci non si arriva lontano. Potete immaginare da soli che con due pagine di “regole” stiamo parlando di un gioco altamente narrativo. Fondamentalmente narrativo. Quasi completamente narrativo.

Andando nello specifico stiamo parlando di un gioco masterless per 2-4 giocatori, ognuno dei quali deve avere a disposizione un mazzo di carte francesi. Narra il viaggio che ogni giocatore compie, per lo più per conto proprio, alla ricerca dell’ultimo orso polare rimasto al mondo. Il gioco fornisce 9 archetipi tra cui scegliere. Ogni archetipo porta con sé delle domande profonde, introspettive, che dovranno ottenere una risposta nel corso delle varie scene. Queste domande fanno sì che il viaggio sia tanto tra i ghiacci quanto dentro il personaggio. Ognuno di essi deve avere un motivo per cercare L’Ultimo Bianco, ognuno deve attribuirgli un valore centrale, ma il viaggio verso l’orso è anche un viaggio conoscitivo tra le motivazioni, le paure, i compromessi e tanti altri aspetti dell’animo umano che i personaggi inventati dai giocatori dovranno indagare.

Come Funziona L’Ultimo Bianco ?

Le regole sono così poche e semplici che se le spiegassi in questo paragrafo in pratica spoilererei l’intero gioco. Posso dire che, una volta scelto un archetipo e creato un personaggio, si estrae una carta a testa che, attraverso una tabella, va a decidere a grandi linee cosa dovrà essere narrato in essa, per giungere alla risposta di una delle domande dell’archetipo. Il valore numerico della carta scandisce l’avvicinarsi dell’epilogo attraverso lo scalare del punteggio di Punti Ricerca. Ovviamente le carte figura del mazzo hanno degli effetti speciali che arricchiscono la narrazione e generano anche interazioni tra giocatori.

Ci sono regole per i conflitti che possono verificarsi tra personaggi, per quando finisce la loro storia e per come e quando sarà possibile trovare l’ultimo orso polare. Per tutto il resto si tratta unicamente di una narrazione gestita dal giocatore del personaggio protagonista della scena.

Considerazioni Finali

Come si evince da questa recensione, L’Ultimo Bianco è un gioco dal profumo di poesia e di tristezza. Ma non è necessariamente così. Nelle storie create ci possono essere azione, avventura, tradimento, amore, redenzione. E’ tutto nelle mani dei giocatori i quali sono interamente responsabili di quanto viene narrato, poichè il punto di partenza è quasi un foglio completamente bianco con pochi punti da rispettare.

L’ambientazione e il contesto sono affascinanti e sono le componenti principali, a mio avviso, del particolare “sapore” che ha questo gioco.

Non amo nè sono bravo a separare i giochi di ruolo da quelli di narrazione. Questo è comunque un gioco di altissima narrazione quindi è opportuno averne chiaro il funzionamento prima di giocarlo. Non c’è un master, non c’è una storia predeterminata o comunque degli elementi narrati a cui si deve “solo” rispondere. Qui il giocatore deve fare tutto e aprirsi mentre lo fa. D’altro canto il mio consiglio per chi non ha mai provato questo genere di giochi è di uscire dalla comfort zone e provare, buttarsi, fare esperienza e uscirne arricchiti, indipendentemente dal risultato.

Inoltre il prezzo è veramente minimo per un gioco in grado di garantire anche solo una serata, un pomeriggio o alcune ore di divertimento (e forse di profonda emozione).

Se avete apprezzato questa recensione, continuate a seguirci per scoprire altri giochi come L’Ultimo Bianco !

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