1000 Anni da Vampiro | Recensione

1000 Anni da Vampiro | Recensione

Oggi abbiamo il piacere di presentarvi la nostra recensione di 1000 Anni da Vampiro, un gioco di ruolo in solitaria che porta nella nostra quotidianità le dure scelte di vita di un immortale.

Scritto da Tim Hutchings, questo gioco ha ottenuto un buon riscontro dalla critica del settore, portando a casa vari premi agli ENnie Award e agli Indiecade del 2020. Dobbiamo ringraziare la casa editrice Narrattiva per aver portato in Italia questo titolo, aggiungendoci del suo per presentare un prodotto all’altezza delle aspettative. Potete acquistare 1000 Anni da Vampiro sul sito di Narrattiva al prezzo di 29,90 €.

“Osserva tutti coloro che hai amato e odiato mentre invecchiano, e infine diventano polvere”

Il Comparto Grafico di 1000 Anni da Vampiro

Narrattiva si è superata nel presentare l’edizione Italiana, con un lavoro che ha coinvolto sia professionisti del settore che scrittori in erba. Ciascuno di loro ha potuto lasciare un proprio spunto narrativo selezionato poi in maniera casuale per comporre il manuale. Ogni copia di 1000 Anni da Vampiro è quindi unica nel suo genere dato che contiene spunti completamente diversi tra loro. In aggiunta, per sottolineare l’unicità di ogni singolo volume, anche la copertina è creata in maniera casuale mischiando tra loro diversi elementi grafici per ottenere così circa 12000 diverse versioni. Una mole di lavoro mastodontica portata avanti con l’unico desiderio di offrirci un prodotto all’altezza delle aspettative. Potremmo quasi definirlo un oggetto da collezione. Spero sarete d’accordo con me nel riconoscere che l’impegno e il lavoro necessari per portare alla luce questo gioco valgono appieno il prezzo.

Recensione del Regolamento di 1000 Anni di Vampiro

Diciamo che se un gioco vince il premio miglior regolamento agli ENnies Award, parto con un’aspettativa abbastanza alta. Le meccaniche di 1000 Anni da Vampiro sono semplici e intuitive. Ci sono principalmente due modi di giocarlo.

  • La partita breve in cui dovremo rispondere con poche righe ai diversi spunti che troveremo durante la giocata.
  • La partita con diario invece rappresenta un’esperienza completamente diversa dato che scriveremo un vero e proprio diario della nostra vita. Ogni spunto viene raccontato in una pagina, ed alla fine avremo tra le mani un documento completo che potremo rileggere.

La prima parte è legata alla creazione del vampiro. I ricordi del nostro passato mortale, e il trauma della trasformazione rappresentano la spina dorsale del racconto. Da questo momento Il gioco procede in maniera semi casuale attraverso i diversi spunti narrativi che ci aiutano a scoprire i desideri del nostro vampiro. Saremo costretti a compiere delle scelte, a vivere il peso delle rinunce, a dimenticare coloro che un tempo abbiamo amato e odiato.

La Mia Esperienza con 1000 Anni da Vampiro

“Le stelle girano sopra di te nella notte. Le stagioni si confondono. Sei come un automa, inconsapevole del passaggio dei decenni. Passa un secolo. Elimina un ricordo. Elimina tutti i personaggi mortali.”

La mia esperienza con questa tipologia di gioco di ruolo è estremamente limitata, quindi mi sono approcciato a 1000 Anni da Vampiro con una certa diffidenza, non sapendo bene come avrei risposto all’idea di raccontarmi una storia. Come giocatore sono abituato a ruolare sfruttando gli aiuti che mi vengono forniti dagli altri giocatori e dal master. In questo caso mi sono trovato a gestire me stesso e questo mi ha messo davanti a diverse problematiche. La prima è stata la mia mancanza di ordine nella gestione dei ricordi. Alla fine della partita mi sono trovato tra le mani un disordinato ammasso di fogli assolutamente ingestibile. Ho quindi creato un file Excel con tabelle precise per la gestione di ricordi, risorse e personaggi, è questo mi ha aiutato molto, anche se ha in parte ridotto il piacere della scrittura.

La seconda problematica è forse il più grande difetto ed allo stesso tempo il più grande pregio di questo gioco. 1000 Anni da Vampiro risponde in maniera proporzionale all’impegno che viene messo nel creare la storia. Ci viene fornito uno spunto di poche righe legato ad un tema di un certo spessore, e ci sono state sere in cui non ero dell’umore per scendere nei dettagli di come mi faceva sentire l’accorgermi di aver perso tutti gli affetti mortali che avevo creato durante la mia vita. Altre sere invece sono stato estremamente ispirato anche grazie ad un’adeguata colonna sonora nella creazione della mia storia. Un’esperienza altalenante, forse troppo, almeno per me.

Considerazioni Finali

Tirando le somme devo dire che 1000 Anni da Vampiro è veramente un bel gioco. Ogni partita ci permette di vivere un’esperienza completamente nuova e la rigiocabilità è limitata solo dalla fantasia. Lo consiglio a tutti, anche a quelli che come me hanno poca esperienza con giochi di questo tipo. Uscire per una volta dalla comfort zone per sperimentare qualcosa di diverso si è rivelata un’ esperienza estremamente interessante, assolutamente da riprovare in un momento di tranquillità in cui riuscirò a mantenere la costanza e il mood necessari a portarlo avanti.

Se ti è piaciuta questa recensione di 1000 Anni da Vampiro, continua a seguirci per essere sempre aggiornato sulle novità di Narrattiva!

The Curse of BloodStone Isle [ D&D 5e ] | Recensione

The Curse of BloodStone Isle [ D&D 5e ] | Recensione

Oggi abbiamo il piacere di presentarvi la recensione di The Curse of BloodStone Isle, nuova ambientazione per D&D 5e. Ringraziamo Mark Rein•Hagen per averci lasciato leggere una copia in anteprima del suo lavoro. Se il suo nome non vi è nuovo, è più che normale. Parliamo dell’autore di Ars Magica, Vampire: the Masquerade, Werewolf: the Apocalypse, Wraith the Oblivion e molti altri giochi di successo.

Considerando che ha anche collaborato al concept e il design di Mage: the Ascension, parliamo del padre dell’intero World of Darkness. Non vi nascondiamo che le nostre aspettative erano particolarmente alte. Per scoprire se sono state soddisfatte, non c’è che da leggere tutta la recensione di The Curse of BloodStone Isle. Intanto chi volesse unirsi ai backer può visitare la pagina kickstarter del progetto. Il primo obiettivo è stato raggiunto, ma ci sono ancora stretch goal da sbloccare.

Recensione di The Curse of BloodStone Isle: per i Giocatori…

Parliamo di Dungeons & Dragons, ma The Curse of BloodStone Isle è presentata come 5e compatible. Questo perché si concentra principalmente sull’ambientazione e sulla narrazione, come del resto ci si poteva aspettare da Mark Rein•Hagen. Nei due manuali i riferimenti regolistici sono ridotti all’osso, e quasi esclusivamente per le schede dei PNG o delle creature. Considerando che entrambi superano le 250 pagine, parliamo di tantissimo materiale da leggere. Per il resto, i manuali core di D&D 5e sono tutto il supporto meccanico di cui c’è bisogno.

Il Player’s Gazetteer è il manuale a disposizione dei giocatori. Si tratta di un resoconto in prima persona a firma di Adzquille, cronista che esplora l’isola nella sua interezza per la prima volta. La narrazione rimane sempre in-character, come fosse un vero diario di viaggio corredato da appunti, note a margine e semplici illustrazioni. Il tocco di Mark Rein•Hagen è evidente a chiunque conosca i suoi lavori: in ogni capitolo sono inseriti spesso estratti di altri scritti, indovinelli, miti, leggende. Uno stile spesso presente nei manuali del Mondo di Tenebra, che aiuta a immergersi rapidamente nell’ambientazione. Con tanto di glossario che spiega le espressioni tipiche di BloodStone.

… E per i Narratori

La Game Master Cyclopedia è ovviamente il manuale riservato ai narratori. Corposa quanto il Player’s Gazetteer, laddove questo semina spunti e dubbi, la Cyclopedia provvede a risolverli. Vengono chiariti tutti i retroscena, e convertiti in spunti concreti per le avventure. Sicuramente meno scorrevole del manuale precedente, è però una risorsa enormemente preziosa per i DM.

The Curse of BloodStone Isle sceglie un formato orizzontale inusuale, che però sfrutta un’impaginazione curatissima; anche questa contribuisce a entrare subito nel mood dell’ambientazione. Le illustrazioni sono vittime di un po’ di alti e bassi, ma i primi compensano più che abbondantemente l’incostanza. Per un prodotto che supera le cinquecento pagine complessive, l’accuratezza è enorme: il lavoro fatto da Mark è monumentale!

Le Atmosfere

Ma veniamo al sodo. Cosa aspettarsi da The Curse of BloodStone Isle?

Visto il pedigree dell’autore, è più che lecito pensare a sfumature horror e complotti che si fondono a mitologie antiche. E fortunatamente, non ci si sbaglia. Come al solito, questa recensione è spoiler-free; ma qualche indizio possiamo darvelo.

“BloodStone is hard to get and hard to leave.
You have to pay to enter, but you must pray to leave.”

A BloodStone è difficile arrivare quando è difficile andarsene. Devi pagare per entrare, ma devi pregare per uscire.”
Con queste parole viene presentata The Curse of BloodStone Isle; sicuramente una degna introduzione. L’isola è avvolta da una tempesta guidata da una volontà malevola, che rende impervio qualsiasi tentativo di raggiungerla. La stessa tempesta pare di tanto in tanto sottrarla al suo posto nell’universo, trasportandola su altri piani per accogliere, o per catturare, nuove inconsapevoli creature. E non è l’unico flagello che tormenta gli abitanti dell’isola.

Il tempo su BloodStone trascorre diversamente che nel resto del mondo, rallentando o balzando in avanti di colpo. Ciononostante la cronologia tratteggiata è molto precisa, permettendo di tracciare varie ere e di individuare i punti di svolta nodali della sua storia. Questa precisione permette di creare una grande varietà di temi giocabili. Il senso di orrore è sempre soffuso in ogni aspetto dell’ambientazione ovviamente, ma i modi di declinarlo sono vari: dalla classica esplorazione di un luogo esotico all’avventura piratesca, dall’intrigo politico fino all’orrore aberrante di antichi vampiri in caccia. L’ombra di un passato ingombrante incombe in ogni singolo scenario, orrori mal sopiti sono sempre pronti a fare la loro comparsa in ogni scena.

Recensione di The Curse of BloodStone Isle: l’Ambientazione

The Curse of BloodStone Isle è ricca di consigli su come sfruttare al meglio l’ambientazione, oltre che su come renderne al meglio la narrazione. Consigli sicuramente utili per chi ha un primo approccio al duro lavoro del narratore, ma in grado di offrire un ottimo supporto anche a chi è più scafato. Entrambi i manuali sono divisi in capitoli, ognuno dei quali è dedicato ad un’area geografica con caratteristiche proprie. Mentre ai giocatori si raccomanda di leggere solo il Gazetteer, al narratore si consiglia di leggere la Cyclopedia parallelamente, facendola seguire ad ogni capitolo del primo.

Nulla è Lasciato al Caso

Ogni regione, e quindi ogni capitolo, ha una forte caratterizzazione. Free Boot Landing è il porto dove i personaggi sbarcano una volta usciti dalla tempesta che avvolge BloodStone, dove un solido insediamento militare cerca di controllare il flusso di visitatori. Le BoneDust Dunes offrono un ambiente fortemente inospitale e spoglio, abitato da tribu nomadi che vivono sul guscio di gigantesche tartarughe. Le Blight Fens sono molto più rigogliose ma altrettanto inospitali per la vita, con miasmi letali che affliggono un ambiente paludoso. Lo Smugglers Cove non è certo esente da pericoli che consumano il corpo e la mente, ma passano in secondo piano rispetto alle attività delle ciurme di pirati che abitano il posto. Bleakstone City offre l’intrigo e la decadenza di quella che una volta era Brightstone city; un luogo dove guardarsi continuamente le spalle.

Infine, il monte Kra. Dove tutti i nodi vengono al pettine, dove la NightQueen che regna sui vampiri, la CroneCrow che flagella l’isola con l’energia malevola della tempesta e le forze che attualmente regnano sul continente si scontrano, mentre una faglia aperta nel cuore della terra manda su di essa un terrore infernale. In uno scenario che conduce alla disperazione, il monte Kra permette di portare la narrazione a un livello superiore.

I Contenuti

Come anticipato, ogni capitolo di The Curse of BloodStone Isle tratta una specifica regione dell’isola, con le sue peculiari caratteristiche. Nel Player’s Gazetteer si trova il diario di viaggio di Adzquille, che riporta minuziose descrizioni dalla prospettiva di chi metta piede per la prima volta sull’isola. Corredato da una cronologia degli eventi principali nella regione, una descrizione delle principali locazioni giocabili e dei PNG più influenti, e una sintesi delle fazioni di spicco. Vengono anche raccontati, sempre nello stile del narratore, i pericoli in cui il viaggiatore può incorrere. Il tutto corredato da indovinelli, canzoni e profezie.

La Cyclopedia racconta invece il dietro le quinte. Esplora i temi e le atmosfere delle varie regioni di BloodStone, racconta i dietro le quinte della loro storia e spiega come sfruttarli al meglio per una narrazione efficace. Tutti i segreti delle locazioni, dei PNG, persino le soluzioni agli indovinelli vengono puntualmente presentati al narratore, oltre a una serie di spunti per l’avventura che, se uniti, permettono di trasformare The Curse of BloodStone Isle in un unico modulo di avventura, in grado di alimentare un’intera campagna. Non mancano le note meccaniche, come le schede dei PNG, alcune tabelle e un interessante sistema di affiliazione a punti, che permette di associare le azioni dei personaggi a uno dei tre grandi pirati che hanno segnato la storia dell’isola.

Recensione di The Curse of BloodStone Isle: Conclusioni

Tirando le somme di questa recensione di The Curse of BloodStone Isle, si deve riconoscere che Mark Rein•Hagen ha svolto un lavoro sontuoso. Impressionante per ambizione e per mole, non è facile trovare ambientazioni che riescano ad avere un quadro d’insieme così chiaro scendendo al tempo stesso così in profondità nel dettaglio. Un gioco in cui nulla viene lasciato al caso, dove antichi e orribili dissidi prendono forma in contorte macchinazioni. Il senso di un destino avverso è incombente, ma non toglie il piacere di giocare.

Quello che propone non è certo di un gioco “facile”. Il narratore dovrà svolgere un lavoro da non sottovalutare, e sfruttare al meglio i consigli dell’autore per mantenere sempre il giusto mood ai livelli ottimali, senza esagerare ma senza lasciarlo sparire. Ma se il vostro tavolo ama un gioco incentrato sul mistero e sull’orrore che bracca costantemente i personaggi, immergendosi in atmosfere intense e anche forti all’occorrenza, sicuramente The Curse of BloodStone Isle fa al caso vostro. E per la cronaca, Mark è già al lavoro sul manuale che espanderà l’ambientazione: oltre l’isola c’è un intero continente da scoprire.

Se avete apprezzato questa recensione di The Curse of BloodStone Isle, continuate a seguirci per altri contenuti per D&D 5e!

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